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    Gli Usa e il costo delle piattaforme come Disney+: in Italia meglio andare al cinema

    Piattaforme digitali sempre più care negli Usa (e con pessimi film)

    Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, etc. etc., sempre più costosi con sempre minor qualità dei film. Non è la mia personale opinione, per quanto con frustazione cerchi, la sera, un film decente da guardare. E’ l’opinione che si sta diffondendo negli Stati Uniti, ossia dove le cose accadono prima che succedano da noi in Italia e in Europa. Due giorni fa, infatti, il Los Angeles Time titolava così un suo articolo: “Streaming services raise prices — and frustration”. All’interno di un lungo e dettagliato articolo si raccontava, citando la vicenda di una famiglia-tipo, come “Sei anni fa, quando Kate Keridan si è iscritta a Disney+, il costo era di 6,99 dollari al mese, offrendo alla sua famiglia l’accesso a centinaia di film come “Il Re Leone” e migliaia di episodi di serie TV, incluse quelle di Star Wars e programmi senza pubblicità. Ma da allora, il prezzo è salito a 17,99 dollari al mese. Questo è stato il colpo di grazia per Keridan, 46 anni, che ha raccontato come suo marito abbia annullato Disney+ il mese scorso”. I prezzi raddoppiano, infatti. Il Los Angeles Time precisa ancora: “Un tempo venduti a prezzi scontati, molte piattaforme hanno aumentato i prezzi a un ritmo che, secondo i consumatori, li frustra. Le società dell’intrattenimento, sotto pressione da parte degli investitori per aumentare i profitti, hanno giustificato gli aumenti con una maggiore offerta di contenuti — ma non sempre gli abbonati ne sono convinti. Secondo la società di consulenza Deloitte, i clienti stanno pagando in media 22 dollari in più al mese per i servizi di streaming video rispetto a un anno fa. Da ottobre, le famiglie statunitensi hanno speso in media 70 dollari al mese, rispetto ai 48 dollari dell’anno precedente”.

    E da noi? Da noi il prezzo di base di Netflix, per fare l’esempio della piattaforma più diffusa, dopo un primo aumento è rimasto sostanzialmente stabile, ma con l’aggiunta della pubblicità, mentre l’abbonamento senza pubblicità è salito regolarmente. Sky, invece, ha fatto una scelta di gestione dei vari pacchetti che ha confermato sostanzialmente i costi ma dando meno servizi dopo una prima fase “a manica larga”. In buona sostanza, la possibilità di applicare aumenti come avviene degli States è minima per gli operatori, perché la crisi del Paese fa sì che in presenza di aumenti, si abbandoni il servizio. Il vero problema resta quello della qualità dei film che vengono distribuiti. Troppi, mal realizzati, spesso fotocopie l’uno dell’altro. E, purtroppo, diffusi (quelli buoni) su varie piattaforme alle quali, per scegliere, bisognerebbe essere abbonati. La cosa migliore? Andare al cinema. Costa di più, ma ne vale la pena.

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    Cinque anni fa moriva Arbasino: oggi un film

    Alberto Arbasino nel suo studio (foto de La Provincia Pavese)

    Michele Masneri, giornalista de Il Foglio, è co-regista insieme ad Antongiulio Panizzi di ‘Stile Alberto’ documentario che è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle Arts. “Un viaggio originale e appassionante – scrive l’Ansa – dedicato a una delle figure più originali della cultura italiana essendo stato al tempo stesso uno dei più importanti scrittori del dopoguerra, un grande viaggiatore, un intellettuale a tutto tondo ideatore di neologismi come la ‘casalinga di Voghera’, un grande giornalista, un deputato, ma soprattutto un dandy, elegantissimo e armato di Porsche, frequentatore compulsivo di salotti, insomma una sorta di Marcel Proust italiano. Nel docu tanti materiali d’archivio, testimonianze di amici, familiari e intellettuali e la ricostruzione dei rapporti con Pasolini, Visconti fino al duraturo legame con il compagno Stefano.

    Per quello che riguarda la nostra provincia di Pavia, specificatamente, ricorda Masnieri nell’articolo su Il Foglio: “Voghera è un altro pannello di quella grande co- struzione labirintica che era AA: non solo set dell’infanzia delle “Piccole vacanze”, e dei racconti dell’educazione sentimentale lombarda; nella breve e deludente parentesi parlamentare si era dato da fare non su astruse proposte di legge come ci si aspetterebbe da un letterato bensì molto “sul territorio”, per la sua “constituency”, all’americana; e dunque per un allargamento del tribunale del luogo, e per altre questioni locali. Un altro tormentone era il mancato riconoscimento della “casalinga di Voghera” primigenia, cioè la vogherese Caroli- na Invernizio, scrittrice all’epoca “infamous” fino a essere definita “l’onesta gallina della letteratura italiana” nientepopodimeno che da Antonio Gramsci, perché scriveva romanzetti rosa-dark tipo “Il bacio di una morta”, mentre oggi sarebbe la regina del “romance” (pronunciato all’italiana, ‘ròmans’, e anche qui chissà che rap avrebbe fatto Alberto) e sarebbe ospite fissa da Fazio, e certamente le farebbe- ro subito il Meridiano”. E aggiunge nel suo bell’articolo su Arbasino: “La gagliarda sindaca di Voghera, Paola Garlaschelli, ci ha portato tra le strade della sua cittadina per svelarci uno scoop: una strada intitolata alla precursora di tutte le casalinghe esiste, è stata dunque fatta. Ma la mancanza assoluta di “occhio” e “orecchio” per il pop era uno dei tanti rimproveri che Alberto faceva agli intellettuai italiani che fortemente lottavano per il popolo senza però conoscere le canzoni in voga tra le masse”.

    Il documentario, peraltro, è prodotto da MadEntertainment in collaborazione con Rai Documentari e Luca Guadagnino con il sostegno della Fondazione Teatro Sociale di Voghera e il contributo della Fondazione del Monte di Lombardia.