Israele e i giornalisti uccisi volontariamente: l’accusa sul Washington Post

Sulle pagine del quotidiano statunitense Washington Post, ieri, è comparsa questa pagina che accusa Israele. Il testo recita più o meno così:
«Se guardi ai fatti dell’attacco… è impossibile dire che sia stato un errore.»
Il giornalista americano Dylan Collins, sopravvissuto a un attacco israeliano contro sette reporter
(Nella foto Dylan Collins dopo l’attacco del 13 ottobre 2023. (Hassan Ammar/AP))
Il 13 ottobre 2023, l’esercito israeliano ha aperto il fuoco contro un gruppo di sette reporter in un attacco a doppio colpo nel sud del Libano, uccidendo il giornalista della Reuters Issam Abdallah e ferendo altre sei persone, tra cui il cittadino statunitense Dylan Collins dell’Agence France-Presse.
I giornalisti erano appostati su una collina in pieno giorno. Indossavano tutti giubbotti con la scritta ben visibile «press» e si trovavano accanto a un’auto contrassegnata «TV». Le loro telecamere hanno trasmesso in diretta l’attacco a tre agenzie di stampa internazionali.
Indagini indipendenti condotte da gruppi per i diritti umani e da testate giornalistiche sono giunte alla stessa conclusione: Israele ha probabilmente condotto un attacco deliberato contro un gruppo di giornalisti chiaramente identificabili, un crimine di guerra secondo il diritto internazionale.
