Pensioni, ingiustizie e polli di Trilussa

Se vogliamo avere un’ulteriore idea della (ingiusta) distribuzione del reddito, come al solito sono le statistiche e i numeri ad aiutarci, ricordando comunque che spesso molto dipende dalla loro interpretazione. Il governo, presentando la legge di bilancio, ha raccontato che tutto va bene. O almeno, meglio. Indicando alcuni numeri, dimenticandone altri. Ci ricorda Trilussa:
La Statistica
Sai ched’è la statistica? È ’na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pe’ me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pe’ via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.
Dunque, ci sarebbe da capire il destino dei polli, o almeno, di alcune loro parti. Ma dicevo dei numeri, quelli attuali. Ci aiuta l’Inps, come ricordava nei giorni scorsi un trafiletto comparso sul quotidiano Il Sole 24 ore. Ecco il testo, leggetelo e provate a indovinare le ingiustizie. O almeno, che fine hanno fatto i polli.
“L’Osservatorio Inps evidenzia che i beneficiari di prestazioni pensionistiche sono 16.305.880 (+0,5% rispetto al 2023), con una media di 1,4 pensioni a testa (il 68% percepisce una sola prestazione, il 32% due o più). L’importo medio annuo dei trattamenti pensionistici è di 15.821 euro, ma il 53,9% delle pensioni ha un importo mensile inferiore ai mille euro e sono 4.581.952 i pensionati (28,1%) con reddito al di sotto di questa soglia. Resta forte il gap di genere, considerando che le donne hanno percepito in media una pensione di 12.772 euro, contro i 19.491 euro degli uomini: i redditi pensionistici femminili sono inferiori di oltre un terzo (-34%), a causa delle carriere lavorative discontinue, e del maggior ricorso al part time (spesso involontario). Tra i diversi gruppi quello più numeroso è dei titolari di pensioni di vecchiaia, pari a 11,4 milioni di persone, di cui il 28% cumula anche trattamenti di altro tipo. Seguono i titolari di pensioni ai superstiti (4,2 milioni). I beneficiari di prestazioni assistenziali sono 3,9 milioni, tra loro il 48% è titolare anche di prestazioni diverse (indennità di accompagnamento).”
