cronaca,  Economia,  Politica

Soldi dimenticati, soldi buttati e soldi risparmiati (sempre di meno, purtroppo)

Foto generata dall’Ai

Simone Spetia durante la rassegna stampa di Radio 24, che ascolto ogni mattina, questa volta ha superato la sua pur nota capacità di fare collegamenti tra le varie notizie della giornata comparse sui quotidiani. Stavolta ci racconta bene come “non” funziona la gestione del bene pubblico, che non è questione di destra o sinistra, ma di un’apparato dirigente e di alti funzionari dello Stato non in grado di far marciare la macchina amministrativa del Paese (o di costruire un ponte sul Naviglio o di rimettere a norma in tempo utile l’unica biblioteca civica di una città, due casi così per dire). Durante il consiglio dei ministri, infatti, la Meloni, a fronte delle richieste di soldi per una spesa o per l’altra, per un taglio da evitare o un altro da limitare, ha sbottato: ma utilizzate invece i fondi di coesione. Già, i fondi di coesione. Non voglio annoiare, ma – ricordava appunto Spetia durante la rassegna stampa – la bistrattata Europa ha assegnato all’Italia 74 miliardi di euro (settantaquattro) da spendere in otto anni. Ebbene, dopo quattro anni l’Italia è riuscita a spenderne non la metà, come sarebbe ragionevole credere, ma soltanto l’8 per cento. I ministeri chiedono soldi ma non sanno utilizzare quelli che hanno (e neppure le Regioni, in parte beneficiarie di quei fondi). Scrive infatti il Sole 24 Ore nell’articolo che potete trovare on line: il  monitoraggio “fotografa la situazione dei fondi strutturali esattamente a metà del guado: al 31 agosto del 2025, quindi dopo quattro anni e mezzo e quando ne mancano quasi altrettanti alla scadenza per la rendicontazione dei pagamenti (fissata al 2029) – la spesa è ferma a poco meno di di 6 miliardi cioè l’8 per cento dei 74,8 miliardi (42,7 di risorse europee e 32,1 di cofinanziamento nazionali) disponibili in totale tra fondi Fesr, Fse+, Just transition fund e Feampa. La quota di risorse impegnate è invece pari al 27,1 per cento”.

E io pago (anzi, io soffro): va mica tanto bene, caro governo

Mentre i ministeri, gli alti funzionari, i grandi e piccoli dirigenti di Stato, di Regioni e di Comuni, non riescono a spendere, o spendono male (quando non sprecano) i soldi che hanno a disposizione, il resto del mondo, ossia le famiglie italiane faticano sempre di più ad arrivare a fine mese. Non lo sostiene qualche pericoloso comunista e non si tratta di bugie dell’opposizione. No, lo dicono i numeri, le statistiche, ossia ciò che chi governa odia di più. Infatti, leggiamo su Milano e Finanza, che solo il 41% delle famiglie italiane riesce a risparmiare qualcosa, il 5% in meno dell’indagine precedente. Insomma, ci sono meno soldi e quelli che ci sono vengono spesi tutti. Nel 2025 le famiglie che risparmiano sono il 41%, in contrazione rispetto al 46% del 2024, il dato più basso dal 2018. “E anche le aspettative per i prossimi 12 mesi indicano una ulteriore flessione della capacità di risparmio. La conseguenza di questa crescente difficoltà a risparmiare, unita a una decisa volontà di farlo anche per le famiglie in difficoltà, è che tre italiani su quattro sono in grado di affrontare spese di piccola entità (1.000 euro), ma è sempre più ridotto il numero di famiglie (36%) che può assorbire senza problemi una spesa rilevante (10.000 euro). É quanto emerge dall’indagine realizzata da Acri in collaborazione con Ipsos, in occasione della 101esima giornata mondiale del risparmio”.