Landini, l’Ilva e il ponte sul Naviglio

Cosa c’entra Landini, segretario nazionale della Cgil, con quel disastro amministrativo che sono stati (e sono) i lavori per il ponte sul Naviglio di Pavia? Mi è venuta in mente la polemica su quel cantiere – la cui vicenda potete ricostruire grazie agli articoli de La Provincia Pavese cercando nell’archivio on line (qui l’ultimo resoconto) – leggendo un bel pezzo de Il Foglio dedicato, criticamente, a Landini, e allo spreco delle risorse pubbliche. Insomma, in sintesi, il segretario della Cgil chiedeva più intervento pubblico per l’Ilva e gli veniva spiegato che l’intervento pubblico c’era stato ed era risultato un disastro. Mi è venuto da pensare che un progetto banale come la costruzione di un ponte, se affidato alle competenze pubbliche, può trasformarsi in un incubo procedurale.
D’altro canto, ricordo che il record di velocità nella costruzione di un ponte è stato raggiunto in più occasioni con tecnologie e organizzazioni straordinarie, specialmente in Cina. Un caso emblematico riguarda la ricostruzione integrale di un ponte completata in sole 43 ore a Pechino, dove squadre di operai si sono alternate giorno e notte per smantellare il vecchio ponte e posizionare la nuova struttura, minimizzando l’impatto sul traffico ferroviario e stradale.
Ma torniamo alla questione Ilva. Ecco l’articolo di alcuni giorni fa:
Secondo Maurizio Landini, leader della Cgil, “serve un intervento diretto dello stato nella gestione Ilva”. Il segretario ha lanciato un appello da Bari, per mobilitare gli iscritti a partecipare alla manifestazione nazionale: 25 ottobre a Roma. Tutto legittimo, per carità, ma una domanda viene naturale: esiste qualcosa di più diretto dell’amministrazione straordinaria? Oggi sia Acciaierie d’Italia (la cosiddetta best company, che gestisce la parte produttiva) sia Ilva in “as” (la bad company che tiene a libro paga gli operai che non torneranno mai più in fabbrica) sono commissariate e dunque già nelle mani dello stato. I conti restano segreti, ma si sa che la best company perde circa 65 milioni al mese, che al 6 marzo 2025 aveva uno stato passivo di 5,4 miliardi e che dal 2023 al 2025 lo stato ha versato—tenetevi forte—oltre 1,4 miliardi di euro per mantenerla in vita: 680 milioni nel 2023, 320 nel 2024 e 450 nel 2025, anche attingendo al fondo sequestrato ai Riva e originariamente destinato alle bonifiche ambientali. A questi si aggiungono 200 milioni l’anno per la cassa integrazione “fine pena mai” di seimila lavoratori che non torneranno più in produzione. Tutto questo con Ilva già pubblica. Come pubblica è Dri Italia, società statale che con un euro di produzione spende 4,7 milioni, di cui 1,8 per il personale e 2,1 per servizi, oltre a centinaia di milioni in stipendi e consulenze, senza aver mai prodotto un chilo d’acciaio. Nel frattempo, facciamo notare a Landini, la produzione a Taranto è ulteriormente crollata: è accesso un solo altoforno, quello inaugurato dal ministro Adolfo Urso nell’autunno 2024 si è incendiato dopo sei mesi per lavori mal fatti, e la cassa integrazione è aumentata insieme ai costi. Se questo è “intervento diretto dello stato”, per renderlo ancora più diretto bisognerebbe forse nominare Landini e Antonio Decare nel cda. Ma tanto, come sempre, paga Pantalone. Landini, con tutto il rispetto, ma che stai dicendo?
La sintesi sulla storia del ponte sul Naviglio grazie all’Ai:
A Pavia, i lavori per il ponte sul Naviglio di viale Ludovico il Moro sono oggetto di una lunga e accesa polemica a causa di continui ritardi, disagi per i residenti del quartiere Città Giardino e danni economici per le attività locali.
Cronistoria e problematiche principali:
- Ritardi e chiusura prolungata: Il ponte è stato chiuso al traffico per un intervento di manutenzione straordinaria, ma i lavori hanno subito notevoli rallentamenti e blocchi, causando la chiusura dell’attraversamento per oltre un anno.
- Disagi per la viabilità: L’interruzione del collegamento ha creato gravi problemi di viabilità, costringendo residenti e automobilisti a percorrere lunghi percorsi alternativi, con conseguente aumento del traffico e dell’inquinamento nella zona.
- Danni economici: Le attività commerciali nel quartiere Città Giardino hanno registrato perdite significative, con cali di fatturato fino al 70%, a causa della mancanza di transito e passaggio pedonale.
- Polemiche sull’appalto: Nel corso del 2025 sono emerse diverse criticità relative all’assegnazione e alla gestione dell’appalto. A maggio, l’amministrazione comunale ha incontrato i residenti per spiegare i ritardi, attribuendoli all’impresa aggiudicataria, ma scatenando ulteriori polemiche da parte dell’opposizione, che ha evidenziato errori e lentezze nella procedura. Ad agosto, il Comune ha paventato la revoca dell’appalto, data l’inerzia della ditta, ma i lavori sono comunque proseguiti a singhiozzo.
- Passerella pedonale temporanea: A giugno 2025, è stata installata una passerella pedonale temporanea per alleviare almeno i disagi dei pedoni, ma la soluzione non ha risolto i problemi per il traffico veicolare e ha continuato ad alimentare il malcontento.
- Situazione attuale (ottobre 2025): I lavori procedono tra alti e bassi. A settembre è iniziato lo smantellamento della struttura da riparare, che è stata trasportata in officina. Le polemiche, tuttavia, non si sono placate, con i residenti che a fine settembre hanno chiesto risarcimenti per i danni subiti.