Natura
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Ci spaventavano i maiali, ora ci preoccupano i polli. Il ritorno dell’aviaria

Polli malati, una vignetta con l’Ai Se in provincia di Pavia (e in gran parte del Paese) abbiamo finalmente tirato un sospiro di sollievo per il crollo dei casi di peste suina, le infezioni e le malattie che riguardano le specie d’allevamento continuano a preoccupare. In queste ore, infatti, a spaventarci è il ritorno dell’aviaria. Tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 scrivono le agenzie stampa – sono stati segnalati 1.443 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) A(H5) negli uccelli selvatici in 26 Paesi europei. Come sottolinea l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, si tratta di una quantità “quattro volte in più rispetto allo stesso periodo nel 2024 e il numero più alto dal 2016”. Nel corso di tale periodo gli uccelli acquatici in varie parti d’Europa sono stati fortemente infettati dall’Hpai, con casi rilevati anche in uccelli selvatici apparentemente sani, il che ha provocato una contaminazione ambientale diffusa. “Tra le varie misure urge rafforzare la sorveglianza ai fini di una diagnosi precoce e garantire una biosicurezza stringente negli allevamenti”, sottolinea l’ente, “onde prevenire l’introduzione dell’Hpai nei volatili domestici e la sua ulteriore diffusione negli allevamenti di pollame”.
Per quello che riguarda l’Italia, e di conseguenza anche la provincia di Pavia, l’allarme appare concreto. A commentare la situazione è Giovanni Filippini, direttore generale della Salute animale presso il ministero della Salute e commissario straordinario alla peste suina africana, in un’intervista pubblicata da Il Sole 24 Ore. ““L’aviaria è un’emergenza importante. Quasi tutti i Paesi Ue oggi sono alle prese con la gestione di focolai. Il virus quest’anno è arrivato in Spagna. Mentre in Italia è il Nordest l’area più a rischio. Siamo ormai di fronte a una vera e propria pandemia. Quasi tutti gli uccelli che sorvegliamo hanno il virus. In Italia siamo sopra i dieci allevamenti colpiti e abbiamo già abbattuto centinaia di migliaia di tacchini, polli e galline ovaiole”, dice Filippini. Il quale però rassicura che, in Italia, al momento non ci sono rischi per l’uomo: fino ad ora non ci sono stati casi di spillover (il salto di specie, che invece c’è stato negli Usa) e “la carne che mangiamo è sicura, sia quella italiana sia quella importata dai Paesi Ue che extra-Ue”.
Per la situazione negli Usa, ecco la sintesi ottenuta grazie all’Ai. Negli Stati Uniti, la situazione attuale dell’influenza aviaria (soprattutto il ceppo H5N1) nel 2025 vede una diffusione significativa non solo tra gli uccelli selvatici e allevamenti avicoli, ma anche nello bestiame come i bovini da latte. Sono stati confermati diversi focolai indipendenti, con un numero stimato di oltre 1.000 allevamenti di bovini coinvolti in 18 stati, e un crescente numero di casi umani, principalmente lavoratori esposti a questi animali infetti. Dal 2024, sono stati segnalati circa 70 casi umani confermati negli USA, con una maggioranza di casi lievi e una mortalità molto bassa, anche se è stato registrato almeno un decesso umano recente attribuito a un ceppo raro H5N5.
Lo spillover, cioè il salto del virus dagli animali all’uomo, si è verificato soprattutto in persone a stretto contatto con volatili domestici, bovini da latte e allevamenti avicoli. Non sono stati documentati casi di trasmissione da uomo a uomo fino ad ora, ma la situazione è attentamente monitorata dalle autorità sanitarie come i CDC. In California, dove è stato dichiarato lo stato di emergenza alla fine del 2024, si sono registrati numerosi cluster di virus con marcatori virali caratteristici dei ceppi locali.
L’influenza aviaria H5N1 e ceppi correlati come H5N5 continuano a evolversi e a rappresentare una minaccia virologica rilevante per la salute animale e pubblica negli Stati Uniti, con misure di sorveglianza intensificate, soprattutto a livello di allevamenti, e monitoraggio continuo dei casi umani, in particolare tra lavoratori esposti agli animali infetti.
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Il lupo è molto più furbo e intelligente di quanto possiamo immaginare. Una storia.

Il lupo, di cui ogni tanto parliamo per la sua presenza anche in Oltrepo (a volte scende a valle), è più intelligente di quanto pensiamo. O meglio: alcuni animali, come gli orsi e appunto i lupi, sono in grado di apprendere in modi che noi pensavamo solo esclusivi degli esseri umani o, al limite, di animali come i primati. In realtà, si racconta in un bell’articolo comparso sul Washington Post di oggi ad opera di Dino Grandoni, i lupi possono apprendere in modo sorprendente. Leggiamo alcuni passi dell’articolo tradotto:
Il lupo sembrava sapere esattamente cosa stava facendo.
Si è immerso nell’acqua, ha preso un galleggiante da pesca e lo ha portato a riva. Poi è tornato indietro e ha tirato una corda collegata al galleggiante. Ha tirato e trascinato, tirato e trascinato, finché una trappola per granchi è emersa. Quando era alla sua portata, ha aperto la trappola e ha consumato l’esca all’interno.La scena, ripresa dalla telecamera sulla costa della Columbia Britannica nel maggio 2024, potrebbe essere la prima istanza documentata di un lupo selvatico che utilizza uno strumento, secondo gli scienziati che hanno pubblicato il filmato sulla rivista Ecology and Evolution di lunedì scorso.
Sebbene l’intelligenza dei lupi sia ben nota, questa scoperta si aggiunge a una lista crescente di animali capaci di manipolare strumenti troppo grandi per il cibo, una capacità che si pensava fosse unica agli esseri umani.
“Non è sorprendente che abbia la capacità di farlo”, ha detto Kyle Artelle, ecologo della State University of New York College of Environmental Science and Forestry che ha pubblicato il filmato. “Le nostre mascelle sono rimaste aperte quando abbiamo visto il video.”
Quindi, occhio al lupo. Anzi, attenti al lupo.