Pavia

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    L’aiuto ai soliti furbi (del catasto)

    La proposta della Lega per la legge di bilancio nazionale in approvazione in queste ore al consiglio dei ministri alla fine premierà i soliti furbi. Perché non bastano le – chiamiamole così- buone intenzioni verso la propria fascia di elettorato (economicamente medio-bassa), ma bisogna prima capire gli effetti delle decisioni che si vogliono prendere. La proposta della Lega recità occhio e croce così: per la Legge di Bilancio 2026, ha proposto l’esclusione completa della prima casa dal calcolo dell’Isee, sostenendo la necessità di non penalizzare chi possiede immobili di abitazione nell’accesso ai bonus come l’Assegno Unico e altre misure di welfare.​ La proposta punta a escludere dal calcolo dell’Isee tutte le prime case fino a un valore catastale di 100.000 euro. Oggi il sistema già prevede una franchigia di 52.500 euro; l’iniziativa della Lega prevedrebbe un’esclusione totale almeno sotto soglia, lasciando eventuali seconde case e altri immobili completamente conteggiati.​ La modifica, se approvata entro fine 2025, entrerebbe in vigore dal 2026 e amplierebbe il numero dei beneficiari di prestazioni legate all’Isee, con impatto diretto sull’accesso a numerose agevolazioni e bonus sociali.

    Potrebbe anche avere un senso, ma a condizione che i valori catastali delle abitazioni fossero aggiornati. In gran parte dei Comuni italiani non lo sono e quindi si rischia di favorire, per fare un esempio banale, chi ha un immobile di pregio con reddito basso ma quell’immobile è censito ancora, magari, come una casa in fascia A3. Come per l’evasione fiscale, i benefici rischiano di scivolare via da chi ne avrebbe davvero bisogno a favore di chi invece magari ricco non è certamente, ma può anche farne a meno. Sulla base delle ricognizioni dell’Agenzia delle Entrate e delle attività di controllo del 2025, si stima che vi siano almeno 1,2-2 milioni di immobili non censiti oppure “fantasma”, mai registrati al catasto o irregolari rispetto alle dichiarazioni catastali. Queste unità comprendono fabbricati rurali, abitazioni abusive, ampliamenti non dichiarati e costruzioni sconosciute al fisco in seguito ai controlli incrociati tra ortofoto satellitari, cartografie catastali e documentazione di lavori recenti.

    La situazione di Pavia

    Due abitazioni su tre delle 46.541 che a tutto il 2023 componevano la consistenza di immobili privati a Pavia sono classificate nella categoria catastale A3, quella cioè che identifica le «abitazioni di tipo economico», ovvero fino a 100 metri quadrati e 5 vani, con finiture non di lusso. Una percentuale elevata rispetto alla media dei capoluoghi italiani (che è del 40% circa), almeno in parte legata al fatto che il patrimonio immobiliare è particolarmente vecchio: basti pensare che – qui il dato è provinciale, ma applicabile a Pavia città – il 60% delle case è stato costruito prima del 1972 e il 18% addirittura prima del 1945, mentre gli alloggi classificati nelle categorie energetiche G e F, quelle peggiori dal punto di vista dei consumi (in genere sono anche le case più vecchie) sono oltre l’80%.
    poche case in a2.

    Se nella A3 figurano 30.201 case, nella categoria A2, che identifica «abitazioni di tipo civile» (superficie oltre i 100 metri quadrati, numero di vani catastali superiore a 5.5; presenza di due bagni; finiture di pregio) sono 7.997, vale a dire il 17% del totale, una quota decisamente inferiore alla media dei capoluoghi (40%).
    Rientrare nella categoria A3 comporta rendite catastali enormemente più basse rispetto alla A2, anche se la reale differenza qualitativa tra due abitazioni che figurano in una categoria o nell’altra a volte non è così evidente: se la rendita catastale media a Pavia delle abitazioni in A3 è pari a 421 euro (con una media di 85 metri quadrati di superficie), per quelle in A2 si passa a ben oltre il doppio, e cioè 986 euro (ma la superficie media sale a 132 metri quadrati).
    E la rendita impatta ovviamente sull’Imu (è quella la base di calcolo dell’imposta), il cui acconto per il 2025 va pagato entro il 16 giugno, con l’aliquota base che a Pavia sulle abitazioni è stata confermata all’1,06% (0,96% per se affittata o data in comodato): naturalmente il discorso vale solo per le seconde case nelle categorie A2 e A3, perché come è noto le uniche abitazioni principali, cioè dove si ha la residenza, per le quali va pagata l’imposta comunale sono quelle classificate in A1 (abitazioni signorili, a Pavia la rendita media è di 3.118 euro, con superficie media che sfiora i 400 metri quadrati), A8 (Ville, e qui la rendita sale a 3.776, la superficie media a 426 metri) e A9 (Castelli, palazzi storici e di pregio), assenti però sul territorio comunale. L’aliquota è dello 0,6% e si tratta comunque di una quota risibile del totale degli immobili: appena 58 (52 in A1 e 6 in A8), pari allo 0,12%.
    a4 e a7.
    La terza categoria di abitazioni più numerosa è la A4 (abitazioni popolari), presente a Pavia in 5.091 unità e in questo caso la rendita media scende a 158 euro (66 metri quadrati la superficie media), mentre la quarta è quella delle abitazioni in villini (A7): ce ne sono 2.930, la rendita media risale fin quasi al livello delle A2 (883 euro) e la superficie media a 156 metri.421 euro (85 mq), mentre le abitazioni in categoria A2 sono circa la metà come numero ma con rendita media di 986 euro (132 mq). Gli immobili di maggior prestigio (A1 e A8) sono solo 0,12% del totale, con rendite e superfici medie molto alte. L’aliquota IMU è confermata all’1,06% sulle abitazioni, 0,96% se affittata o data in comodato, mentre per le abitazioni principali (A1/A8/A9) l’aliquota è 0,6%. Il Comune di Pavia ha avviato nel 2025 la revisione degli strumenti urbanistici che includono anche la ridefinizione dei valori di riferimento per le trasformazioni immobiliari, ma al momento non risulta una revisione generalizzata e completata dei valori catastali di tutti gli immobili a livello comunale. È stato invece avviato il procedimento di redazione del Nuovo Documento di Piano del Piano di Governo del Territorio (PGT) con deliberazione della Giunta Comunale n. 204 del 31 marzo 2025, aprendo fino a maggio 2025 la possibilità di presentare proposte e osservazioni da parte dei cittadini e degli operatori. Gli aggiornamenti catastali a Pavia seguono quindi soprattutto le varianti urbanistiche, gli interventi edilizi significativi e le disposizione nazionali per chi ha eseguito lavori incentivati o significativi lavori di ristrutturazione (questa ultima parte è fonte La Provincia Pavese).