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    Buche nelle strade: e se processano Lissia, Palli e tutti gli altri amministratori? (Collegno docet)

    Buche, strade e ciclisti. Chi paga in caso di incidente?

    Direi che il sindaco Lissia e il presidente Palli (relativamente a Pavia e circondario, ma la questione riguarda tutto il territorio) possono tranquillamente costituirsi alla procura in attesa di un processo che prima o poi arriverà. Anche se molto dipenderà dall’esito di una vicenda che sembra cozzare contro il buon senso giuridico. La sintesi del fatto.

    L’ex sindaco di Collegno, Francesco Casciano, e un dirigente del Comune sono accusati di omicidio stradale per la morte in bicicletta di Aldovino Lancia, nel 2023. Pensionato di 70 anni, era caduto a causa di una buca sull’asfalto mentre pedalava tra strada vicinale di Berlia e via Rosa Luxemburg. Ricoverato in condizioni già gravi (non indossava il casco da bicicletta), è morto il giorno dopo l’arrivo in pronto soccorso.

    In buona sostanza, se cadi o hai un incidente per colpa di una buca, gli amministratori vanno a processo. Naturalmente, si tratta di una sciocchezza. In primo luogo perché secondo questo principio, il sindaco o l’assessore competente sarebbero penalmente (o civilmente) responsabili di qualsiasi danno provocato dalla loro amministrazione. Una responsabilità oggettiva insensata: per restare al caso delle buche, le risorse finanziarie per asfaltare, nello stesso istante, tutte le strade di una città (pensiamo a Milano) non ci sono e non ci saranno mai. La manutenzione viene programmata, e se cadi nella buca di una strada che sarà asfaltata solo domani? E il dirigente, poi, programma e appalta i lavori secondo la risorse che ha a disposizione, spesso coordinandosi con altri enti pubblici e privati (ad esempio le ex municipalizzate o che posa la fibra ottica) per evitare di asfaltare due o tre volte. E intanto, se cadi in bici nella buca, paga il sindaco oppure il dirigente. O l’assessore. O tutti e tre.

    Va da sè che la responsabilità oggettiva è una questione complessa. Se un amministratore delegato di Anas decide di fare la manutenzione a una strada o meno, a un ponte o a un altro, lo farà sulla base di indicazioni dei dirigenti. Come fa a essere responsabile in caso di cedimento di una struttura? Però, se a bilancio non mette le risorse per quell’intervento, diventa responsabile? Insomma, la questione è complessa. Vediamo cosa succede per il caso di Collegno. A sfogliare la pagina Facebook dell’osservatorio di L24, a Pavia e provincia tutti in galera.


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    L’elenco dei 19 autovelox e tutor autorizzati che sono in regola in provincia di Pavia

    Segnala l’amico (su Facebook) Lorenzo Botteri che il Ministero del trasporti ha reso noto l’elenco degli autovelox autorizzati. Cito Botteri: “Da ieri gli automobilisti possono consultare la mappa ufficiale di autovelox e Tutor sul sito velox.mit.gov.it/dispositivi. È la carta d’identità dei 3.625 apparecchi autorizzati in Italia: marca, modello, matricola, chilometro esatto e approvazione prefettizia. Un atto di trasparenza. Del resto, il decreto del direttore generale per la Motorizzazione era chiaro: chi non avesse registrato i propri strumenti, entro lo scorso weekend, avrebbe dovuto spegnerli. Il censimento non risolve però il cuore del problema: l’omologazione. La Cassazione ha chiarito con decine di decisioni costanti che se questa manca i dispositivi non possono produrre multe valide perché non basta l’approvazione del ministero dei Trasporti“.

    Per comodità allego qui l’elenco completo di quelli della provincia di Pavia.

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    Pedoni, una vita spericolata e pericolosa. Lo sanno persino a Washington

    Vignetta realizzata con l’Ai

    Che sia una vita spericolata e pericolosa quella di pedoni e ciclisti nelle folle strade delle città di questo mondo (salvo pochi esempi da seguire), conferma persino una lettera pubblicata dal Washington Post proprio oggi e che fa riferimento a un’inchiesta del quotidiano Usa sulle troppe morti di pedoni negli Stati Uniti. Su questo blog ne abbiamo accennato in riferimento al progetto di rotatoria al Ponte Coperto. La lettera descrive come camminare per le strade di Washington D.C. sia diventato pericoloso e stressante a causa del comportamento irresponsabile degli automobilisti. L’autore sottolinea il problema dell’eccessiva velocità, della guida aggressiva e del mancato rispetto delle regole stradali, nonostante la presenza di sistemi di controllo e misure di sicurezza. Vi fa suonare qualche campanello? Secondo quanto riportato dalla direttrice del Dipartimento dei Trasporti di D.C., la maggior parte delle morti di pedoni è dovuta a comportamenti antisociali e spericolati difficili da risolvere solo con soluzioni tecniche. Scrive il lettore: “Molti automobilisti passano con il semaforo giallo e rosso. La guida spericolata e aggressiva è completamente fuori controllo. Vivo su Connecticut Avenue, circa un miglio a sud di Chevy Chase Circle. Chiaramente, molti considerano il tragitto casa-lavoro una gara. I grossi veicoli passeggeri sfrecciano su e giù per la strada, e camion e grandi veicoli commerciali aggiungono ulteriore caos. ll distretto dispone di autovelox, semafori agli attraversamenti pedonali e altre misure di sicurezza, ma è la mentalità del guidatore medio che deve cambiare. Il parcheggio in doppia fila è normale e gli indicatori di direzione sono raramente utilizzati”. Sembra di essere in Italia. Purtroppo, sulla sicurezza stradale, c’è ancora troppo da fare. Ecco la lettera completa.

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    Ponte Coperto e rotatoria, le ottime ragioni della Fiab e di chi difende bici e pedoni

    Ciclisti e pedoni sempre a rischio (Immagine generata con l’Ai)

    Le proteste della Fiab e i dubbi di alcuni consiglieri comunali sulla trasformazione dell’incrocio del ponte coperto in rotatoria hanno un senso. Non tanto per il progetto in sè, che pure è discutibile, ma per i precedenti di cui Pavia è specialista. Ci sono diverse rotatorie che sono diventate un pericolo per ciclisti e pedoni non fosse altro per il fatto, ormai consueto, che le strisce pedonali sono disegnate pochi metri dopo la rotatoria stessa, in uscita, mettendo in serio pericolo i pedoni. Va poi detto che nessuno, o quasi, rispetta il principio del dare la precedenza a chi è nella rotatoria, anche perché le mini-rotatorie sono difficili da interpretare. Esempi? La rotatoria di viale Ludovico il Moro, quella di viale Cremona (una follia), quella di via Solferino con Strada Paiola, e si potrebbe andare avanti.

    L’obiettivo è giustamente quello di rallentare la velocità delle auto (ma con le mini-rotatorie non avviene) e di evitare code semaforiche. Il tutto, spesso se non sempre, dimenticandosi pedoni e ciclisti. Ma dico, ai chi disegna questi progetti, si è mai provato ad attraversare le strisce in prossimità di una rotatoria? E ancora: avete mai visto un’automobilista rallentare in vista di un ciclista? E’ molto probabile che chi disegna le rotatorie si muova sull’auto di servizio o molto banalmente se ne freghi di pedoni e ciclisti. O sia allievo di chi ha disegnato la viabilità del parcheggio Carrefour.

    Pavia a colori ci piace, basta che il colore non sia rosso sangue.