concerti
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Ma che bel jazz from UK (Olivia Cuttil)
Olivia Cuttil (dal suo profilo Instagram, foto di Antonio Porcar Cano) Ma che brava questa giovane trombettista inglese, Olivia Cuttil. E quanto mi piace anche la cantante del suo quintetto, Issey Chivers. Sto ascoltando il suo ultimo album “And Writing And Singing And Tunes To Be Swingin'” e mi piace proprio: swing, divertimento, tanto blues e un bel supporto dai musicisti che l’accompagnano. Ma altrettanto ascoltabile è il suo precedente lavoro “The Whole Damn Plan” abbastanza simile nelle scelte stilistiche. Scrive di lei la rivista Jazzwise: “Il suono della sua tromba è formidabile: maturo, rotondo, come una campana. Produce un tono inaspettatamente perfetto, con un ritmo e un’intonazione impeccabili, che ricordano artisti del calibro di Hugh Masekela, Lee Morgan e Chet Baker”. Beh, citare Baker è sempre un rischio, ma in effetti c’è del gran fascino nel suono della sua tromba. Scrive ancora Jazzwise: “Cuttill ha realizzato, e co-prodotto, due album con il suo attuale quintetto. I brani procedono con un ritmo incalzante. Gli assoli di tromba sono perfetti, con un suono jazz splendidamente sviluppato, e gli arrangiamenti swinganti, ma attenti, lasciano spazio a ogni strumentista per eccellere negli assoli. Le sue prime influenze musicali sono state il soul e l’R&B piuttosto che il jazz: “Quando stavo crescendo [suo padre è il batterista Graham Cuttill] c’erano Chaka Kahn, Donny Hathaway, Stevie Wonder e tutta quel genere di musica. Quindi penso che sia una parte integrante del mio suono… E guardavamo molti film Disney; la musica di quei film – non solo le canzoni, ma l’intera colonna sonora – è incredibile”. Ok, detto questo ascoltatela. E ascoltate in particolare “Easy There”, brano che conferma come Cuttil ha un sacco di belle idee e un suono splendido e intonatissimo.
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Beata gioventù jazzistica
Il Lorenzo Simoni Quartet (Simoni il primo a sinistra) Beata gioventù. Avranno tutti più o meno vent’anni i quattro ragazzi (al sassofono, pianoforte, contrabbasso e batteria) che salgono sul palco un bel sabato pomeriggio d’ottobre mentre fuori c’è il sole e fa quasi caldo alle cinque e mezza del pomeriggio a Milano, il palco è quello della Camera del Lavoro per la rassegna musicale che va avanti da trentuno anni. GIovani, ma bravissimi, al punto da invidiare quella gioventù e quella tecnica, la semplicità di stare lì sul palco, la precisione dell’interplay, la leggerezza nel non tirarsela neppure troppo anche se il. batterista è un metronomo umano al fulmicotone e Lorenzo Simoni, il leader, mostra una tecnica che certamente arriva dall’aver frequentato la musica classica, cosa a cui trovo conferma sfogliando sul web e lo sorprendo in duo proprio a far della musica classica di qualità. Un’ora e mezza, forse meno, di brani originali, dove non manca un blues persino un po’ troppo frenetico e che conferma che il quartetto strizza senza dubbio l’occhio al pop jazz, ma solo perché le melodie non sono le solite costruite sulle altrettanto solite strutture armoniche e poi perché strizzare l’occhio quando suoni così, ebbè insomma vorrei riuscire a strizzarlo io quando suono da dilettante. Sarebbe da sentirli ancora ‘sti ragazzi tanto eleganti nel suonare, ma come al solito, qui nella Pavia dei monopoli, manco con il piffero che li troveremo. Peccato. Sì, peccato per davvero.
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Concerti in bianco e nero
Potrò parlarne più avanti, con un certo orgoglio, ma il lungo e appassionato lavoro che ho fatto negli anni passati registrando le immagini di concerti e di prove di concerti a Pavia avrà un riconoscimento pubblico. Ne sono già ora molto orgoglioso e felice. Forse persino troppo per me, se penso alle centinaia di colleghi giornalisti e fotografi che ogni giorno, sottopagati, scattano negli stadi, nelle arene, nei teatri, realizzando lavori bellissimi. Una professione sempre più difficile da fare, sempre più impegnativa ma che, seppure non sia stata la mia principale attività (faccio il giornalista e scrivo più che altro), può dare grandi soddisfazioni. Qui, ora, pubblico alcune immagini tra le tante del mio archivio. Buona visione.
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Jazzista da strada
Tornando con i ricordi, non solo fotografici, a qualche anno fa, estraggo dal mio metaforico cilindro l’immagine di un musicista di strada che ripresi ad Amsterdam durante una passeggiata lungo i canali. Suonava jazz con un trio, e che accidenti di musicisti erano questi ragazzi. Da restare ad ascoltare per ore e divertirsi. Feci alcuni scatti di lui, alla tromba, e degli altri che se ben ricordo erano al contrabbasso e alla chitarra (dovrei cercare in archivio per essere certo della formazione).
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Icardi Trio a Spaziomusica
Elio Rivagli (batteria), Ivano Icardi (chitarra) e Lorenzo Poli (basso) salgono sul palco di Spaziomusica. Dei signori musicisti, un power trio che per quasi due ore tiene incollato alle sedie un pubblico attento e particolarmente competente. Certo, deve piacere il genere. Personalmente, non ne vado pazzo: ma la tecnica di Rivagli – per dire: ha suonato con De Andrè e Fossati, quella di Icardi – per dire: ha pubblicato con l’etichetta di Steve Vai – e infine quella di Poli – per dire: ha accompagnato Zucchero, Anastacia e Suzanne Vega – sono una sorta di masterclass dal vivo. Imperdibili.
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Mimmo Locasciulli a Spazio
Era un bel po’ di tempo che non tornavo a Spaziomusica, storico locale di Pavia, regno della buona musica. Sono cambiate tante cose, oltre alla proprietà (uno dei soci è l’amico Paolo Pieretto, una garanzia). Tra queste, la luce sul palco: più marcata, con meno faretti colorati o almeno, vengono sfruttati con moderazione. A Spazio sono andato qualche sera fa, c’era sul palco Mimmo Locasciulli, storico cantautore, ed ho provato qualche scatto.
Mimmo Locasciulli in concerto a Spaziomusica, Pavia -
Carlo in concerto
Non può che essere una delle mie fotografie preferite. O meglio, dei migliori momenti in cui mi è capitato di scattare. Mostra mio figlio, Carlo, in concerto nel cortile dell’università di Pavia. E’ una foto di qualche tempo fa, ma il suo modo di stare dietro la tastiera non è mai cambiato. In questo caso, tecnicamente parlando, ho lavorato ovviamente in manuale, recuperando qualche ombra in fase di post produzione e cercando far risaltare il fumo artificiale.
Carlo Maida in concerto