Fuji X Series
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Mimmo Locasciulli a Spazio
Era un bel po’ di tempo che non tornavo a Spaziomusica, storico locale di Pavia, regno della buona musica. Sono cambiate tante cose, oltre alla proprietà (uno dei soci è l’amico Paolo Pieretto, una garanzia). Tra queste, la luce sul palco: più marcata, con meno faretti colorati o almeno, vengono sfruttati con moderazione. A Spazio sono andato qualche sera fa, c’era sul palco Mimmo Locasciulli, storico cantautore, ed ho provato qualche scatto.
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Carlo in concerto
Non può che essere una delle mie fotografie preferite. O meglio, dei migliori momenti in cui mi è capitato di scattare. Mostra mio figlio, Carlo, in concerto nel cortile dell’università di Pavia. E’ una foto di qualche tempo fa, ma il suo modo di stare dietro la tastiera non è mai cambiato. In questo caso, tecnicamente parlando, ho lavorato ovviamente in manuale, recuperando qualche ombra in fase di post produzione e cercando far risaltare il fumo artificiale.
Carlo Maida in concerto -
Primo piano e sfondo
Nel mio nuovo libro “Uno scatto e via” dedico un intero capitolo allo sfondo. Nella fotografia, spesso, ci concentriamo sul primo piano, ovvero sull’oggetto che ci interessa dimenticandoci, appunto, del resto. Nel fotogiornalismo “quotidiano” lo sfondo è fondamentale, in primo luogo perché spesso impatta con il bianco della pagina che circonda la fotografia. Un bianco puro, per esempio, appare come se facesse parte del bianco della pagina e non della fotografia. Ecco allora che una buona fotografia da pubblicare sul giornale deve essere costruita tenendo conto anche dello sfondo. In questo esempio è il crocifisso il soggetto che ci interessa, ma il quadro, sfocato perché non è il centro dell’interesse, svolge bene il ruolo di sfondo. Questo scatto è di qualche tempo fa, nel paese di Bobbio.
Crocifisso, Bobbio (Pc) -
Cremona sui trampoli
Zero luce. Succede, può succedere. Dopo aver trascorso una giornata a Cremona senza aver visto nulla che valesse la pena di fotografare, quando la notte cala e la luce diventa pari a zero, ti trovi di fronte a quattro artisti da strada che girano, peraltro velocissimi, sui loro trampoli. Ho scattato qualche fotografia al volo, in quel momento avevo su un 9mm ed ero in una galleria della città. Sono riuscito a riprenderli mentre entravano e poco prima che uscissero. Una foto è a colori, l’altra in bianco e nero, gli iso erano terribilmente settati a 3.200. E purtroppo si vede. Però, a me piacciono lo stesso (Ogne scarrafone è bell’ a mamma soja).
All’ingresso in galleria… … e all’uscita -
Tito e Joe
Il luogo era perfetto, il Caffè Teatro di Pavia; i musicisti eccezionali, i contrabbassisti Tito Mangialajo Rantzer e Joe Fonda; la scelta ardita, il duo; la luce pessima, dominante arancione. Queste le condizioni del bellissimo concerto che si è tenuto un venerdì sera di novembre appunto al Caffè Teatro di Pavia, locale dove l’intelligenza del titolare fa sì che si possa trovare sempre della buona musica e dell’ottimo jazz in particolare. Ero lì per ascoltare un amico, Tito, ma anche per scattare qualche fotografia. Dominante a parte, la luce era davvero pochissima e ho dovuto salire a 3.200 Iso. La mia Fuij X-T3 ha retto alla prova, credo.
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La luce (quasi) perfetta
Amo scattare immaginando il bianco e nero. Anzi, grazie alle possibilità che mi offre la mia Fuji X-T3, a volte lascio il mirino monocromatico. Preferisco il bianco e nero al colore perché, da quando ho cominciato a tenere in mano una fotocamera – e parliamo di oltre quarant’anni fa – ho sempre visto il mondo così. E poi, per chi ha fotografato lungamente in analogico, stampandosi negativi e positivi in casa, nel bagno, il bianco e nero resta nel cuore. Ma ci sono delle volte in cui proprio il mondo ti appare (quasi) perfettamente a colori. Mi è accaduto, ad esempio, qualche tempo fa a Lavarone, in montagna, in un periodo di grandi nevicate. E queste due case, questo cielo, non potevano essere che a colori.
Lavarone (Trento) -
Il momento decisivo
A definire, fotograficamente parlando, “il momento decisivo”, è stato uno dei più grandi: Henri Cartier Bresson. Con la sua sua Leica 35mm in mano fotografava la poesia del mondo. “Le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento”, diceva. Beh, aveva assolutamente ragione, chiunque abbia questa passione lo sa perfettamente. Ora, non intendo neppure lontanamente fare un paragone con Cartier Bresson. Ma quella volta, ad Amsterdam, quella bambina che giocava, un po’ intimorita con il manichino, l’ho ritratta, credo, proprio nel momento giusto. Il mio piccolo, umile, momento decisivo.
Lungo il mercato, ad Amsterdam -
La “desnalpa” d’autunno
In Piemonte, ai confini con la Valle d’Aosta, quando viene l’autunno, quando arriva il freddo, gli allevatori portano a valle le vacche, le capre e le pecore. Scendono in paese, ed è una festa, si fa e si mangia la polenta che viene distribuita in piazza. Gli animali sono abbelliti di fiocchi, nastri, fiori, gli allevatori mettono su i vestiti della domenica, lungo la strada i cittadini applaudono. La tradizione, con il passare del tempo, si è arricchita della banda, dei turisti, dei bambini e delle loro mamme che si vestono da contadini anche se non lo sono. Questa che vedete è la scesa a valle, in dialetto desnalpa, di Settimo Vittone.
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Venezia
Come al solito. Stai in una città come Venezia per un’intera giornata e quando torni a casa riguardi le fotografie che hai scattato. E scopri che solo una, tutto sommato, ti piace davvero. Ed è la meno “veneziana”, se così si potesse dire, di tutte quelle che hai fatto. Però ti piace.
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Beh, un giro in galleria…
Si può andare a Milano e non fare un giro in galleria? Non passare per piazza Duomo? Si può, in una affollatissima domenica d’ottobre, scattare una fotografia appena decente che racconti Milano, la galleria, la folla, la moda? Boh. Io ci ho provato con questa…