Street photography
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Albania, dalla piramide di Hoxha
Dell’Albania ci sarebbe tantissimo da raccontare e da pubblicare. Ma, come sempre, tutti hanno già fotografato e raccontato. Il problema, per chi come me legge tantissimo e guarda le immagini realizzate dagli altri (nella maggior parte più bravi di me), è la sensazione del “già fatto” che uno si porta dietro. Cercherò di superarla con qualche scatto che ho realizzato durante il nostro viaggio in auto tra Croazia e Albania. E ritorno dall’Italia. Qui, una vista curiosa della moschea Namazgâh di Tirana, grazie ad una colorata prospettiva trovata dall’alto della piramide dedicata a Enver Hoxha, il leader storico dell’Albania comunista.
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Appena sbarcati ad Ischia
Lo so. Ischia è luogo di paesaggi. Percorri le strade dell’isola e appena lo sguardo arriva al mare, è uno spettacolo. Bisogna essere dei bravi fotografi, appunto di paesaggio, per raccontare Ischia e le sue coste, ma anche le sue piccole montagne. Io non sono un bravo fotografo di paesaggi. Non so neppure se sono, in generale, un bravo fotografo. Quindi, nei tre giorni di vacanza, fotografo, come capita un po’ a tutti, quel che mi trovo davanti. E mi incuriosisce. Come il taxi, chiamiamolo così, fermo lungo la strada, con dentro un tassista che aspetta paziente e forse un collega che, nel sedile posteriore, attende a sua volta che qualcosa capiti. E’ settembre, non c’è frenesia, Ischia è persino vivibile senza fretta e fatica, e spintoni, e luoghi troppo affollati.
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Una foto dai trulli
Non ero mai stato ad Alberobello. Mi ha deluso parecchio. Oddio, non dico che non sia originale, unico. Ma la quantità di turisti e di paccottiglia relativa rovina tutto l’insieme. Al trentesimo “unico trullo originale storico” ti sei già rotto gli zebedei tra oggetti per i turisti, cartoline, calamite da attaccare alla porta del frigorifero e, nel caso specifico, anche un caldo dannato. Insomma, te ne vai da quel paese che deve essere stato meraviglioso senza esserti arricchito. Magari è stata una sensazione personale, ma è andata così.
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Bari, una bancarella
Ci sono elementi che, per qualche misteriosissima ragione, piacciono ai fotografi. Le biciclette, per esempio. Oppure i ponti. Ma anche le bancarelle. Ecco, questa è una bancarella nel centro storico di Bari, con il suo commerciante ambulante che, all’ombra delle viuzze del centro storico, in una caldissima giornata di luglio, aspetta clienti. E chiacchiera con quelli che conosce e che passano per strada
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Omaggio a Gianni Maffi
Molto umilmente, ho trovato nelle fotografie di Gianni Maffi, un grande artista del bianco e nero, qualche collegamento con il mio modo di raccontare per immagini. La stessa scelta di contrasti, a volte di soggetti e di inquadrature. Tra le mie fotografie e le sue, naturalmente, c’è un abisso dovuto all’esperienza, alla cultura fotografica, alla tecnica decisamente più approfondita. Ma insomma, qualche piccola assonanza l’ho riscontrata. Domenica scorsa, in attesa di una persona che era in visita ad un parente in ospedale, ho fatto due passi nella piazza principale di Cuorgnè, in Piemonte, dove c’erano da poco le giostre. In mezz’ora di foto, ho scattato alcune immagini, tra cui questa.
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I colori pastello di Ostenda
Della luce di Ostenda ho già raccontato nella fotografia che precede questa. Ma insisto perché, davvero, la luce di quel tardo pomeriggio di ottobre difficilmente la dimenticherò. Anche la spiaggia, con i ragazzini che si inseguivano sollevando la sabbia, faceva parte del fascino generale della giornata. Il taglio assolutamente orizzontale secondo me dà un senso di serenità che la luce stessa rafforzava. Insomma, con quei colori come ti sarebbe mai venuto in mente di metterti a gridare?
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Più bravi di te (di me)
Lo ammetto. Ogni tanto (suvvia: spesso) sono convinto di fare delle buone fotografie. Anzi, persino ottime. Lo ammetto. Mi capita di osservare le fotografie scattate dagli altri e guardarle dall’alto al basso. Lo ammetto, dai. Quando fotografo per lavoro mi sento (ok, ok, è una personale sensazione) persino un professionista. Infine, come qualche volta capita a qualcuno di noi, confronto le mie fotografie con quelle di altri più bravi, i veri professionisti, e colgo un mormorio nella mia testa, un sussurro che dice: ah, potevi farla anche tu, quella fotografia. Poi, come direbbe un personaggio televisivo che si occupa di cucina, faccio un test. Partecipo a tre concorsi fotografici nazionali. Per la prima volta in vita mia. Concorsi seri, pago la mia quota, scelgo le mie fotografie. E non vinco niente. Non solo. Verifico le foto dei vincitori e prendo atto, finalmente, che sono più azzeccate, migliori delle mie. Insomma, mi sono auto-rimesso già dal mio personalissimo piedistallo. Credo faccia bene. E pubblico, ovviamente, alcune delle foto che ho inviato ai concorsi. E che non sono piaciute a nessuno. Per favore, qualcuno mi dica che tutto sommato non erano malaccio…
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Auto nella nebbia
Sì, è un bel po’ di tempo che non pubblico fotografie. La pandemia non aiuta, il lavoro da casa inchioda davanti a uno schermo, i due passi sotto casa, per andare a comprare il pane o fare la spesa non invitano a fotografare. Mi sono bloccato per qualche mese. Ora voglio riprendere. Ho scattato questa fotografia come prima, ri-uscendo da casa. Passa un’auto. click. Vedremo il resto.
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Berlino antica e moderna
Due sono le città nelle quali, fotograficamente parlando, mi sono trovato più a mio agio: Berlino e Praga. Non so darmi una spiegazione, al di là del fatto che sono luoghi affascinanti, moderni e antichi nello stesso tempo, dove gli spunti non mancano mai, basta saperli vedere. Tra le tante immagini, certamente migliori credo, ho scelto questa perché appunto grazie ai riflessi del Deutsches Historisches Museum si mettono insieme storia e attualità di Berlino.
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L’Aquila, cantiere infinito
Sono trascorsi undici anni dal terremoto che devastò L’Aquila. E quando si dice, retoricamente, “città ferita”, il capoluogo dell’Abruzzo ne rappresenta perfettamente il concetto. Non dico della zona rossa, inaccessibile per la maggior parte delle persone, ma dell’intera città che appare, al turista, un cantiere infinito, un insieme di impalcature che segnano quasi ogni strada e ogni edificio storico. Quello che è accaduto ha lasciato, appunto, ferite gravi e meno gravi, e una sensazione generale di provvisorio. Non è facile fotografare L’Aquila, non è facile trovare un’immagine che la rappresenti perché, nell’immaginario, anche nel proprio, l’unica idea che viene in mente è quella del terremoto. E così è finita che ho scattato le solite foto. A modo mio, s’intende.
La Basilica di Santa Maria di Collemaggio Iscrizione su Santa Maria del Suffragio All’interno di Santa Maria del Suffragio Ai bordi della zona rossa Piazza Duomo