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Il Paese più bello del mondo
Spesso si dice che il nostro è il Paese più bello del mondo. Forse si esagera, ma è certamente vero che ci sono luoghi splendidi in Italia che non smettono mai di sorprenderci. Devo però dire che nei luoghi storici spesso, per un fotografo, ci sono problemi a scattare fotografie altrettanto sorprendenti. Perché può succedere che le bellezze si ripetano e una, proviamo a dirla così, assomigli all’altra. E che la fotografia diventi cartolina. La bellezza, insomma, non sempre è garanzia di una foto originale. Punto di vista, prospettiva e inquadratura, ad esempio, possono aiutarci a raccontare in modo diverso, se non originale. In questa immagine ho fatto un tentativo, di fronte all’ennesima, meravigliosa bellezza italiana: il castello di Populonia.
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Passato e presente
La serafica immobilità della candida statua da una parte e, dall’altra, la donna sulle scale mentre chiacchiera, cellulare in mano, ad alta voce nel silenzio (fino a quel momento) del centro storico di Sassetta. Dopo il diavolo triste, nella fotografia precedente, ho voluto raccontare in un’immagine il contrasto tra passato e presente, tra tranquillità e confusione.
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Il diavolo non fa paura
Sembrava un diavolo o un angelo caduto, un mostro appollaiato sul tetto di una casa, tristissimo, un mostro cattivo che non faceva paura. Mi ha colpito quella statua mentre passeggiavo per le strette vie di Sassetta, in Toscana. Nella fotografia ho cercato di isolarla il più possibile dal contesto, riprendendola lateralmente, in modo da accentuarne la posa.
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Il Laowa 9mm f/2.8 Zero-D
Mi sono tolto lo sfizio di acquistare questo obiettivo ultragrandangolare fisso per ampliare il mio corredo Fuji. Non starò qui a discutere delle sue caratteristiche tecniche, ci mancherebbe. Ci sono in rete decine di siti specializzati dove approfondire. Ma posso dire che, utilizzato anche sulla Fuji X-T1, dà delle belle soddisfazioni. Val la pena davvero di provarlo. Qui sotto, un paio di scatti di prova che ho fatto con questo sorprendente 9mm.
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Sotto al ring
Dopo una piccola pausa dovuta al lavoro (tanto) e alle vacanze primaverili (poche), eccomi di nuovo qui con un’altra fotografia. Niente street, stavolta, ma un po’ di sport. In occasione del ritiro di un premio in memoria di un collega scomparso alcuni anni fa, l’associazione pugilistica di Pavia ha organizzato una serata di incontri, un torneo insomma. Prima delle formalità, ho scattato alcune foto da sotto al ring. Mi era già capitato di farlo qualche tempo fa, a Voghera, e mi ero reso conto delle difficoltà tecniche. Qui l’illuminazione era peggiore – è un palazzetto dello sport, non perfetto per il pugilato – ma tutto sommato la mia Fuji X-T3 con il 16-55mm non si è comportata malissimo. Purtroppo, ho dovuto lavorare a 6400 iso.
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Amsterdam, primavera 2015
Uno sguardo può cambiare il senso di una fotografia. Passeggiando per Amsterdam ci imbattiamo in un mercatino dell’antiquariato. Ed è appunto l’enfasi con la quale il commerciante insiste con il potenziale cliente, ad attirare la mia attenzione. C’è un insieme di volti: quello, appunto, del venditore, quello rappresentato dal quadro e quelli, disinteressati dalla questione, di una madre con la figlia, che danno profondità alla fotografia.
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Padova, finalmente
Padova l’avevamo visitata qualche anno fa, in una sola giornata, molto di fretta. Il luogo più importante per la storia dell’arte è la cappella degli Scrovegni, ma andava prenotata. E poi, con i nostri ragazzi, muoversi tra chiese e monumenti, non era semplicissimo. Così, a marzo di quest’anno, ci siamo presi un paio di giorni liberi, liberi di muoverci, di camminare, di guardare con calma e di fotografare.
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L’immaginavo così
L’immaginavo così. Per me il bianco e nero è questo, e lo è stato da quando fotografavo con una Pentax Mx in analogico e sviluppavo le pellicole e le stampe nel bagno della casa dei miei genitori. Quando non c’era l’anteprima sullo schermo della mirrorless, quando il rullino mica potevi sprecarlo. Non lo faccio neppure oggi, a dire il vero, non esagero mai con gli scatti. Perché, quando faccio click, per quanto un click artificiale, so già come vorrò quell’immagine. E questa che vedete qui sotto, bella o brutta che sia, uscendo alle 10 del mattino dallo studio del fisioterapista, e gettando lo sguardo verso l’alto, me la sono proprio immaginata così.
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Biliardino
Anche il più povero e noioso mercatino di paese, in una domenica mattina di sole e di luce, può riservare qualche piccola sorpresa a chi fotografa. A Bereguardo, poco distante da Pavia, quella domenica mattina i banchetti erano pochi, i mercanti svogliati, e la gente distratta. Niente di curioso che attirasse la mia attenzione. Finché, quel biliardino a terra non mi ha fatto pensare che la luce così dura, di solito inutilizzabile, e la prospettiva dall’alto, avrebbero potuto fare la differenza.
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Cecilia, Ilaria e Paola
Stravaccate sul divano. Ma con una luce perfetta che arriva dalla finestra, con il sole filtrato da una tenda. A volte capisci al volo che è il momento di scattare. Ilaria, come al solito, si arrabbierà. Ma dai, guarda che luce…