Camminare
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Monte Alpe, a Ferragosto
Sì, lo so. Il Monte Alpe, Ferragosto e una lunga passeggiata in montagna non c’entrano (quasi) niente con la fotografia. La scusa è che avevo con me la fotocamera e un solo obiettivo, il Laowa Venus 9mm f/2.8 Zero D, montato sulla mia “vecchia” Fuji X-T1. Una bella passeggiata insieme a Paola, iniziata la mattina intorno alle 10 e conclusa verso le 16, dopo aver percorso circa 12 km (secondo l’applicazione dello smartphone sarebbero stati 16 km, ma sbagliava). Il percorso ci ha permesso di “circumavigare” la riserva naturale del Monte Alpe, ricchissimo di vegetazione.
L’obiettivo grandangolare è perfetto per questa passeggiata dove i paesaggi dell’alta collina oltrepadana sono in realtà pochi mentre è necessario inquadrare e dar forza alle foreste, alle piante, ai passaggi tra un punto e l’altro del percorso. Qui sotto vedete la cartina del parco con i sentieri.
Come notate vi sono diverse soluzioni. Noi abbiamo scelto quella che, arrivata quasi in fondo alla prima parte (in alto a destra), taglia verso sud per evitare di avvicinarsi troppo alla strada provinciale e per godersi l’interno del parco e non solo i suoi confini. Per farlo abbiamo seguito la traccia Gps scaricabile da questo link che è praticamente perfetta e che vedete riprodotta qui sotto.
La riserva è bellissima, la camminata che abbiamo fatto ha solo un paio di tratti davvero faticosi, una discesa e una “lunga” salita finale. Insomma, è per tutti, ancor di più se si segue il percorso esterno, forse meno affascinante ma più comodo. Nella seconda parte del percorso, attraversando i boschi di larice, vi imbatterete in centinaia di nidi di formica rufa.
Quindi buona passeggiata e ricordatevi che non troverete acqua lungo il percorso, che noi siamo partiti dalla chiesetta ai Tre Passi (distante dalla partenza ufficiale e dove c’è l’accoglienza della riserva con le informazioni), che non ci sono molti posti dove fermarsi a mangiare (quindi niente tavoli e panche). Infine, dico a chi non è abituato a camminare in montagna, portate con voi un ricambio dei vestiti, un K-Way per la pioggia e lasciate sempre detto a qualcuno dove siete andati. I cellulari prendono abbastanza, ma ci sono molti punti non coperti.
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Lo sguardo
Ci sono interi manuali dedicati alla street photography. Alcuni li ho letti, altri li ho solo sfogliati. Se volete, posso anche consigliarvene qualcuno. In realtà quello che conta, come sempre, sono le situazioni, le prospettive, le persone, i loro sguardi. Ecco, lo sguardo di lui che non c’è e quello di lei, verso la carrozza, nel giorno di festa, creano una fotografia. Almeno credo. Ero in Spagna, qualche anno fa.
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Amsterdam, primavera 2015
Uno sguardo può cambiare il senso di una fotografia. Passeggiando per Amsterdam ci imbattiamo in un mercatino dell’antiquariato. Ed è appunto l’enfasi con la quale il commerciante insiste con il potenziale cliente, ad attirare la mia attenzione. C’è un insieme di volti: quello, appunto, del venditore, quello rappresentato dal quadro e quelli, disinteressati dalla questione, di una madre con la figlia, che danno profondità alla fotografia.
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Padova, finalmente
Padova l’avevamo visitata qualche anno fa, in una sola giornata, molto di fretta. Il luogo più importante per la storia dell’arte è la cappella degli Scrovegni, ma andava prenotata. E poi, con i nostri ragazzi, muoversi tra chiese e monumenti, non era semplicissimo. Così, a marzo di quest’anno, ci siamo presi un paio di giorni liberi, liberi di muoverci, di camminare, di guardare con calma e di fotografare.
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L’immaginavo così
L’immaginavo così. Per me il bianco e nero è questo, e lo è stato da quando fotografavo con una Pentax Mx in analogico e sviluppavo le pellicole e le stampe nel bagno della casa dei miei genitori. Quando non c’era l’anteprima sullo schermo della mirrorless, quando il rullino mica potevi sprecarlo. Non lo faccio neppure oggi, a dire il vero, non esagero mai con gli scatti. Perché, quando faccio click, per quanto un click artificiale, so già come vorrò quell’immagine. E questa che vedete qui sotto, bella o brutta che sia, uscendo alle 10 del mattino dallo studio del fisioterapista, e gettando lo sguardo verso l’alto, me la sono proprio immaginata così.
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Una foto triste
E’ una delle immagini a cui sono più affezionato. Passeggiando per Pavia, nel suo centro storico, accanto a piazza San Pietro in Ciel D’oro, noto questa donna, avrà avuto settant’anni, piccola, che a fatica fruga nei bidoni della spazzatura che sono poco distanti dal mercato. Arriva appena al bordo, ma ci prova. A pochi passi da me, ci sono le abitazioni più prestigiose di questa ricca città.
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Lungo la strada di casa 2
La fotocamera che porto sempre con me è la “vecchia” Fuji X-T1 con un obiettivo Fujifilm XF 23mm F1.4 . E’ nel mio zaino, protetta (almeno in inverno) da una sciarpa e dai guanti. Per tornare a casa a piedi percorro per forza la stessa strada e cerco, per allenare l’occhio, spunti fotografici. L’altra sera ne ho trovati tre. Questo è uno.
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Ombre
Finché la mattina il termometro scende sotto lo zero e fatica a risalire, i quattro, cinque chilometri tra casa e la redazione li faccio ancora in auto. Poi, dal parcheggio al lavoro sono, dipende dal posto, cinque minuti a piedi. Quasi sempre lo stesso percorso, quasi sempre allo stesso orario, sempre con la stessa fotocamera (la mirrorless Fuji X-T1) e lo stesso obiettivo (il 23mm f1.4): non è facile trovare spunti nuovi in questo esercizio mattutino di osservazione. Stavolta a richiamare la mia attenzione è stato un gioco di ombre che già immaginavo in bianco e nero al momento di scattare.
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Davanti a me ogni giorno
Ci sono dei giorni d’inverno in cui il freddo, la mancanza di tempo e a volte anche un po’ la voglia, ti allontanano dalla fotocamera. Ho sfruttato quindi la camminata da casa al giornale per scattare banalmente quello che mi sono trovato di fronte nel solito percorso di quattro-cinque chilometri. Poi, alcune di queste fotografie, le ho elaborate al computer. Per chi fosse interessato ai dati tecnici: Fuij X-T1, 23mm F1.4.