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Studenti in piazza a Gand
Quando sei in viaggio, e immagini di fotografare solo luoghi e persone, un po’ di fotografia di cronaca cambia il ritmo della giornata. In questo caso, mi sono imbattuto in una protesta studentesca molto rumorosa ma abbastanza ordinata nel centro della cittadina universitaria di Gand, Belgio. I ragazzi e le ragazze si sono fatti fotografare senza problemi, molto concentrati sulle ragioni della loro manifestazione.
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Viaggiando verso il Salento
Viaggiando verso il Salento, questa estate, abbiamo fatto una tappa a Trani. Era luglio, non c’era ancora il caldo che qualche settimana dopo avrebbe soffocato il Sud. E sotto al sole, abbiamo visitato rapidamente – per prendere fiato dalla guida in autostrada – questa città così bianca, splendente. E quando c’è il sole, è sempre difficile fotografare, le ombre e le luci nette rischiano di bruciare o cancellare i particolari. Naturalmente, chi ha la fotocamera in mano ci prova sempre. Io ci ho provato così.
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Berlino antica e moderna
Due sono le città nelle quali, fotograficamente parlando, mi sono trovato più a mio agio: Berlino e Praga. Non so darmi una spiegazione, al di là del fatto che sono luoghi affascinanti, moderni e antichi nello stesso tempo, dove gli spunti non mancano mai, basta saperli vedere. Tra le tante immagini, certamente migliori credo, ho scelto questa perché appunto grazie ai riflessi del Deutsches Historisches Museum si mettono insieme storia e attualità di Berlino.
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Quel che resta nel buio /2
Alla seconda chiesa ho iniziato a sospettare che i piacentini amino risparmiare sulla corrente elettrica. Dopo Castell’Arquato, anche Vigoleno ci offre una bella pieve poco illuminata. Anzi, per nulla. Al suo interno, non so per quale ragione, è come se stessero per fare un trasloco. Alcune statue in legno sono state spostate verso l’atrio e vengono illuminate dalla luce del portone lasciato appunto aperto per dare un po’ di illuminazione all’interno. Così fotografo le statue lateralmente, come fossero delle persone, sfruttando il contrasto che si crea. Insomma, ho ritratto delle “persone”, non un edificio.
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“B&W, back to the basic”
Traduco al volo alcuni passi dell’articolo di presentazione dell’ultimo numero della rivista “Australian Photography“, una delle mie preferite, firmato dal direttore Mike O’Connor. Articolo che dedico a quelli che sostengono, sbagliando credo, che fotografare in bianco e nero sia una sorta di alternativa all’incapacità di farlo a colori. Insomma, che sia più semplice, che sia un ripiego. “Probabilmente – esordisce O’Connor – avrete sentito la vecchia espressione che dice ‘più le cose cambiano, più restano le stesse’ che può essere applicata a molti aspetti della vita, ma che è perfetta per la fotografia in bianco e nero. Anche con tutti i progressi nell’attrezzatura e nel software che utilizziamo per scattare foto oggi, rimane un fascino senza tempo nello stile in bianco e nero che lo rende altrettanto rilevante ora come lo era nei primi giorni della fotografia.
La forza del bianco e nero sta nella sua capacità di costringere un fotografo a concentrarsi sugli elementi essenziali del mestiere – luce e ombra – e su come questi elementi apparentemente semplici devono lavorare insieme per creare armonia visiva all’interno di una cornice. È anche uno stile che premia l’osservazione. Pensate a un tramonto con tutti i suoi toni belli e sottili che si sviluppano di fronte a voi, quindi sottraete l’unico elemento che lo rende così accattivante: il suo colore. Allora, cosa resta? Cosa avete fotografato? Questa è la sfida del bianco e nero. Non solo richiede di scattare senza la “stampella” del colore su cui appoggiarvi, ma vi chiede anche di “distillare” la vostra immagine riducendola ai suoi elementi più primari mentre state decidendo di fotografare”.
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Il cameriere di Parigi
Rivedere le vecchie fotografie è un utile esercizio. Capita, almeno a me, di fare due riflessioni: ah, come fotografavo meglio prima e, subito dopo, ah, come fotografo meglio adesso. Infine, colto dal dubbio che fotografassi male prima e dopo o, magari bene sempre, e chi mai lo saprà visto che aveva ragione Cartier Bresson quando diceva che le prime 10.000 fotografie che uno fa sono le peggiori. E all’epoca fare 10.000 negativi analogici era un bel fare, mica come adesso e sono incerto sull’essere arrivato o meno a quella cifra. Ecco, ho divagato. Dicevo, che rivedendo le fotografie ritrovo questo ritratto scattato a Parigi, a un cameriere che, all’aperto, accanto al locale, prendeva un po’ d’aria e di riposo.
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Il fascino del vuoto
Credo il fascino della piazza d’armi di Palmanova stia non tanto in ciò che contiene, quasi nulla, né in ciò che la circonda (palazzi non eccelsi, per quanto interessanti). Il fascino sta nell’assenza, nello spazio vuoto che è circondato da quei palazzi e che si attraversa a piedi, in estate sotto il sole cocente, con una luce che brucia gli occhi. E ancora, il fascino sta nell’immaginare quella piazza vista dall’alto, nella sua perfezione. Così, quando la fotografi, il senso che cerchi di dare, che ho cercato dare, era proprio non tanto il fascino, quanto l’angoscia dello spazio vuoto.
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Un ritratto (Cecilia)
C’è stato un periodo in cui mi ero appassionato ai ritratti. Un settore della fotografia solo apparentemente semplice nel mondo dei selfie e dell’immagine a tutti i costi. In realtà, cogliere espressioni, sguardi, atteggiamenti originali nelle persone che stai fotografando è un’operazione di incredibile complessità. In questo caso, grazie alla pazienza di mia nipote Cecilia, il ritratto alla fine mi era piaciuto. Dopo tanto tempo, lo pubblico su questa pagina.
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Palazzo della Ragione
Ecco, questo è uno dei casi in cui la fotografia l’hai già nella testa appena arrivi. Padova (bellissima), Palazzo della Ragione. Appena salite le scale, in una giornata di sole, nel pomeriggio inoltrato, l’ingresso del palazzo appare così come era stato pensato, nella sua perfetta simmetria, negli spazi, nelle linee parallele. Quando l’immagine la vedi già stampata in bianco e nero, devi soltanto fare “click” (si fa per dire, con la mirrorless…) e aspettare il ritorno a casa per rivederla sullo schermo del computer.
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Beh, un giro in galleria…
Si può andare a Milano e non fare un giro in galleria? Non passare per piazza Duomo? Si può, in una affollatissima domenica d’ottobre, scattare una fotografia appena decente che racconti Milano, la galleria, la folla, la moda? Boh. Io ci ho provato con questa…