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    Campo da basket

    Come spesso accade l’immagine che ti trovi davanti e che ti fa pensare ad una possibile fotografia la scopri alla fine. In questo caso alla fine di una lunga passeggiata – circa un’ora e mezza – attraverso i campi tra la frazione Fossarmato di Pavia e Albuzzano insieme a Paola. E quando appunto mancano cinquanta metri al posteggio dove avevamo lasciato l’auto, quel palo attira l’attenzione per la presenza di un canestro. Chi gioca e sbaglia a tirare lancia la palla nei campi e il campo è un pezzo di strada mal asfaltata, probabilmente calda come l’inferno d’estate. Ma il gioco e il gioco…

    Campo da basket a Fossarmato, Pavia

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    Il Paese più bello del mondo

    Spesso si dice che il nostro è il Paese più bello del mondo. Forse si esagera, ma è certamente vero che ci sono luoghi splendidi in Italia che non smettono mai di sorprenderci. Devo però dire che nei luoghi storici spesso, per un fotografo, ci sono problemi a scattare fotografie altrettanto sorprendenti. Perché può succedere che le bellezze si ripetano e una, proviamo a dirla così, assomigli all’altra. E che la fotografia diventi cartolina. La bellezza, insomma, non sempre è garanzia di una foto originale. Punto di vista, prospettiva e inquadratura, ad esempio, possono aiutarci a raccontare in modo diverso, se non originale. In questa immagine ho fatto un tentativo, di fronte all’ennesima, meravigliosa bellezza italiana: il castello di Populonia.

    Il castello di Populonia, in Toscana
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    Amsterdam, primavera 2015

    Uno sguardo può cambiare il senso di una fotografia. Passeggiando per Amsterdam ci imbattiamo in un mercatino dell’antiquariato. Ed è appunto l’enfasi con la quale il commerciante insiste con il potenziale cliente, ad attirare la mia attenzione. C’è un insieme di volti: quello, appunto, del venditore, quello rappresentato dal quadro e quelli, disinteressati dalla questione, di una madre con la figlia, che danno profondità alla fotografia.

    Amsterdam, mercatino dell’antiquariato
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    Ancora sulla post produzione

    Le due immagini che vede qui sotto possono essere un accettabile esempio di post produzione in condizioni difficili. La fotografia originale, evidentemente scattata in controluce, era assolutamente piatta. Lavorando solo cinque o sei minuti e utilizzando la tecnica delle “tonality and luminosity mask” il risultato appare decisamente accettabile. Credo che studiare questa tecnica sia un esercizio utile per migliorare le proprie fotografie senza per questo applicare una post produzione “violenta” e che spesso trasforma in un gioco grafico una brutta fotografia.

    Post scriptum: naturalmente, ho dovuto utilizzare una fotografia disponibile in rete per l’editing. Io non scatto fotografie piatte… :-D

    Fotografia originale
    Fotografia post prodotta
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    Quell’istante decisivo (umilmente)

    Nel 1952 Henri Cartier-Bresson pubblica Images à la sauvette, un libro destinato a segnare la storia della fotografia. In Italia il titolo – che letteralmente significa “immagini al volo” – viene tradotto con “L’istante decisivo”. E ogni fotografo, che sia un reporter oppure un amante dalla street photography, sa bene quanto sia importante quell’istante. Il problema è che non sempre si presenta. Molto dipende da quanto e come lo si cerca, come ci si predispone da accoglierlo quando, all’improvviso, ce lo troviamo davanti. In questa mia fotografia, il mio personale istante decisivo è lo sguardo della donna di fronte alla vetrina, che ignora il concerto in corso e guarda gli oggetti esposti.

    Concerto jazz alla Libreria Cardano di Pavia