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La villa Moretti (quelli della birra)
Nel viaggiare in provincia di Udine, questa estate ci siamo imbattuti in questo splendido e affascinante edificio, villa Moretti, a Tarcento. Un nome importante, quello della famiglia di “birrai”, e un luogo che nei suoi oltre cent’anni di vita ha ospitato personaggi del mondo del cinema. La villa la fece costruire Luigi Moretti, figlio dell’omonimo fondatore della fabbrica di birra e l’architetto Berlam si ispirò al Liberty bavarese e in particolare al castello di Miramare. Alla dimora di Massimiliano d’Asburgo somigliava molto nei primi anni, poi verso il 1910 sopra le torrette, per rimediare alle infiltrazioni d’acqua è stata posta la copertura che gli ha dato l’aspetto attuale. Impossibile non fotografarla. Impossibile, senza potervi entrare, fotografarla in modo originale. Ma tant’è…
Villa Moretti a Tarcento (Udine) -
Sul passo Sella
Solo pochi giorni sul passo Sella, una lunga passeggiata per scoprire il il Sassolungo e il Sassopiatto. Delle montagne bellissime. Eppure, malgrado il paesaggio affascinante e un’ottima luce, mi sono reso conto di quanto fosse difficile rappresentare con una fotografia ciò che avevo davanti agli occhi. Nella street photography, in qualche modo, puoi costruire la tua immagine; di fronte alla forza della natura sei costretto semplicemente a rappresentare l’esistente. Ed è molto, molto complicato.
Camminando verso il Sassolungo -
Covid / Fotografie
Non ho fotografato molto in questi momenti di emergenza. Ho letto di fotografia, ma tutto lì. Poi, durante l’unica passeggiata possibile, entro i cento metri da casa, mi sono trovato a ritrarre l’erba alta che nessuno taglia più, le panchine ormai nascoste dalla vegetazione, l’assenza di persone. Sono foto tristi, ma sono foto. Forse.
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Polenta e merluzzo
Dite quello che volete, ma le tradizioni hanno sempre il loro fascino. Anche gastronomico. Domenica scorsa era impossibile non presentarsi con le pentole alla distribuzione di polenta e merluzzo che aveva organizzato la pro loco di Torre Daniele, frazione di Settimo Vittone, in Piemonte. Tutti in coda, poi di corsa a casa a mangiare. Contenti non solo per il cibo, ma anche per aver rivisto qualche vecchio amico e parente.
Polenta e merluzzo a Torre Daniele (To) -
Ginnastica valdostana
In attesa che Asia, la mia nipotina, iniziasse il suo piccolo show in palestra, a Verres, in Valle D’Aosta, ho provato a scattare qualche immagine della gara delle ragazze più grandi. Avevo sulla mia fotocamera l’obiettivo sbagliato (non sapevo nulla di questo appuntamento), un 90mm che utilizzo esclusivamente per il ritratto. Eppure, tutto sommato, questi scatti non sono neppure malaccio. Eccone qualcuno.
Gara di ginnastica artistica a Verres -
San Valentino?
Non ho idea di quante fotografie circoleranno per San Valentino. Una marea, immagino. Potevo esimermi? No. E quindi ho scelto questa fotografia che mi fa pensare a due innamorati in procinto di prendere l’ascensore. Almeno, io l’ho letta così. Buon San Valentino, per quello che vale (credo di aver preso questa immagine a Madrid, ma non ne sono certissimo, l’ho archiviata male, purtroppo).
Innamorati (?) in ascensore -
Il porto di Ravenna
Si sa, la fotografia è fatta di gusti personali. Un’immagine che racconta qualcosa a me, magari non racconta nulla ad un altro. La speranza è di riuscire a trovare quello scatto che dica qualcosa a chiunque lo guardi. Fatta la premessa, quella che pubblico è un’immagine dell’area industriale del porto di Ravenna. Sullo sfondo le case popolari, in primo piano una nave merci alla fonda. Non so perché, ma le linee degli edifici e quelle dell’imbarcazione mi sembravano collegate da qualcosa, dando un significato alla fotografia. Oppure sarà stata la parola “Belize” che mi riportava alla mente un viaggio in Centroamerica di tanti, tanti anni fa.
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Chiaravalle, finalmente
In tanti anni che abito in Lombardia, non avevo mai visitato l’abbazia di Chiaravalle. L’ho fatto la scorsa settimana, probabilmente nel giorno peggiore per fotografarla: una giornata di nebbia fittissima. Non è stata una scelta ponderata, perché in realtà stavamo andando a San Donato Milanese per vedere una mostra fotografica dedicata al Concorso internazionale di fotogiornalismo “Andrei Stenin” (la consiglio a tutti) che si teneva allo spazio Cascina Roma. Beh, insomma, mentre percorriamo la strada per San Donato, vediamo sullo sfondo il monastero e ci diciamo: “Non l’abbiamo mai visitato…” e così facciamo marcia indietro e cambiamo direzione. Poi la mostra l’abbiamo visitata lo stesso. Queste, dell’abbazia, sono le foto che preferisco: una all’interno, l’altra nel momento, forse uno dei pochi, in cui la nebbia si è un po’ alzata.
L’interno della chiesa La chiesa del monastero -
Autoritrarsi
Ho sempre pensato che l’autoritratto fotografico fosse un ottimo esercizio tecnico. Quando si usano le luci artificiali, la preparazione è molto più laboriosa e richiede tanta cura nei dettagli, non fosse che per il fatto che al momento dello scatto siamo dall’altra parte della fotocamera. Anche quando non si usano le luci dello studio, sfruttando invece specchi, pareti riflettenti, vetrate, etc., l’attenzione va tutta alla luce naturale o artificiale disponibile al momento e alla capacità di immaginare già il lavoro di post produzione. Quindi, ecco uno dei miei autoritratti.
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La luce di Padova
Come sempre, quando si arriva in una città ricca di spunti artistici e monumentali come Padova, il rischio concreto è di scattare soltanto delle foto-cartoline. Ancor di più, quando il soggetto è un complesso meraviglioso come la basilica di di Santa Giustina. Quel giorno di primavera, dopo una mattinata di maltempo, il cielo si era schiarito e nel pomeriggio inoltrato la luce era ancora cambiata con l’arrivo di altre nuvole. Così cambiata che forse avrei potuto ottenere un’immagine della basilica leggermente diversa dal solito. Naturalmente, sotto il profilo delle luci. Questo è il risultato.